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Il sonno del neonato e del bambino, dalla nascita ai primi anni di vita

15-03-2021 09:32

Dott.ssa Lucia Cristina Aletta, psicologa e psicoterapeuta clinica infantile Tavistock

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Il sonno del neonato e del bambino, dalla nascita ai primi anni di vita

Il sonno dei bambini probabilmente è uno degli aspetti che può mettere in crisi due neogenitori. Cerchiamo di capire come funziona.

Il sonno dei bambini è uno degli aspetti che può mettere in crisi i neogenitori.
Capire come funziona potrebbe aiutare a gestire meglio la situazione.

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I bambini, ma soprattutto i neonati dormono molto, perché proprio il sonno è fondamentale e necessario al loro sviluppo al pari del nutrimento.

 

È quindi importante rispettarne i ritmi e conoscerne le caratteristiche, per aiutare i nostri piccoli a gestirlo in maniera autonoma e soddisfacente.

 

Spesso si crede, erroneamente, che il sonno del bambino sia simile a quello dell’adulto. Il sonno, infatti, è un fenomeno complesso, che si evolve e si modifica durante la crescita.

 

Nei primi mesi di vita si trascorre circa il 70-80% del tempo dormendo: le ore di sonno per il neonato sono circa 15-20 ore al giorno, mentre ad un giovane adulto ne bastano 7-8 e 5-6 ore per gli anziani.

 

I neonati e i bambini, in generale, dormono di più perché il sonno influisce sulla loro crescita, in particolare favorendo lo sviluppo cerebrale soprattutto nella fase REM, ossia nella fase dove il sonno è più leggero ed è favorita l’attività celebrale che porta ad elaborare i sogni. 

 

Durante questa fase si consolida anche la memoria e tutto ciò che il piccolo apprende durante il giorno, viene stimolata la secrezione dell’ormone della crescita e si rafforza il sistema immunitario.

 

Cosi come a noi adulti capita spesso di svegliarci durante la notte tra un ciclo di sonno e l’altro anche ai neonati e ai bambini accade la stessa cosa, ma con maggior frequenza avendo cicli di sonno più brevi.

 

L’unica differenza tra adulti e neonati o bambini è data dal fatto che, i nostri piccoli, non sono abituati a riaddormentarsi da soli e quindi richiamano l’adulto per essere aiutati nel farlo.

 

Ci sono fasi della vita di un neonato o di un bambino fino ai 5 anni, in cui, questi risvegli e la richiesta di conforto da parte del genitore, aumentano verosimilmente.

In questo caso si parla di sleep regression, un fenomeno che si verifica nei seguenti momenti:

  • Aumento dell’autonomia (quando ad esempio il bambino inizia a gattonare o a camminare) e scatti nello sviluppo psicomotorio
  • Ansia da separazione (intorno ai 18-24 mesi)
  • Primi dentini
  • Inserimento al nido o all’asilo
  • Arrivo di fratellini o sorelline
  • Ripresa lavorativa della mamma
  • Tensioni familiari
  • Cambiamento di routine familiari

Perchè il bambino si sveglia spesso?

Molti genitori si chiedono da dove derivi la fatica ad addormentarsi nei bambini. 

L’insicurezza, la percezione o il timore di un pericolo bloccano il sonno, perché tutelare la sopravvivenza è il primo obiettivo della natura e in questo caso essere svegli e vigili fa la differenza.

Soprattutto per i bambini molto piccoli, tra gli 1 e i 3 anni, essere separati dalla mamma genera un’intrattenibile e intensa sensazione di ansia, determinata biologicamente e presente anche in altri animali, denominata ansia da separazione.

 

Addormentarsi significa anche separarsi dagli adulti e affrontare da soli qualcosa di sconosciuto: è un apprendimento che avviene gradualmente ed è favorito dal sostegno affettivo dei genitori.

Quando si regolarizza il sonno del neonato?

Possiamo comprendere quanto sia importante lasciar dormire il neonato per tutto il tempo che gli è necessario, cosicché impari a gestire autonomamente i propri ritmi.

 

Naturalmente, ci sono circostanze, in cui il piccolo deve essere svegliato, ad esempio se passano molte ore tra una poppata e l’altra, ma in ogni caso è importante che ciò avvenga possibilmente nelle fasi di sonno leggero, per evitare di irritarlo e innervosirlo.

 

Il sonno del bambino richiede tempo per autoregolarsi, quindi, cari genitori, accettiamo che nei primi mesi di vita possano svegliarci tante volte durante la notte e che di giorno e che non sempre vogliano dormire. 

Come possiamo favorire l'addormentamento?

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Sicuramente i genitori possono fare la loro parte e aiutare il piccolo a regolarizzare il sonno.

 

Creiamo un rituale serale che lo accompagni alla nanna. Leggere o raccontare una favola ai bimbi più grandi, cantare una ninna nanna, accarezzare la schiena, la testa o la zona della fronte e del naso sono azioni che posso aiutare a fare rilassare e addormentare i bambini che nel contempo si sentiranno protetti e coccolati dalla mamma o da chi fa le sue veci non percependo il sonno come un momento di distacco o abbandono dalla figura di accudimento.

 

Non aspettiamo che sia esausto per metterlo a letto. Un bambino molto stanco è più irritabile e nervoso e quindi più difficile da far addormentare. È quindi preferibile evitare giochi troppo turbolenti o eccitanti nelle due ore che precedono il sonno.

 

Cerchiamo di metterli a nanna dove dovranno passare la notte. Spesso i bambini vengono fatti addormentare sul divano o nel lettone e poi spostati nel loro lettino, e questo può confonderli: svegliandosi di notte in un luogo diverso da quello in cui si sono addormentati, potrebbero sentirsi spaventati e spaesati, e tutto ciò renderà più difficile riaddormentarsi.

 

Non dimentichiamo che i problemi del sonno, a ogni età, ci dicono spesso che il bambino sta affrontando difficoltà durante il giorno. Osserviamolo nella quotidianità e trascorriamo del tempo con lui. Sarebbe utile prestate attenzione alle sue nuove conquiste e a come gestisce i momenti più difficili come le separazioni, i cambiamenti di routine o di ambiente, le nuove regole. Potrebbe aver bisogno di maggiore vicinanza e di ascolto; ad alcuni bambini, in particolari fasi della crescita, serve più aiuto che in altre. 

 

Intorno ai 3-4 anni può manifestarsi anche la paura del buio e di ciò che potrebbe accadere quando la luce verrà spenta. 

A questa età i bambini vivono in un mondo fantastico e immaginario che non sempre riescono a controllare. Potete proporre di trovare insieme qualcosa che gli stia accanto durante il sonno, oppure tenere un piccola luce accesa nella stanza che lo conforti. 

 

Gradualmente la sicurezza del bambino e il senso di controllo aumenteranno e, con l’acquisizione di una maggiore indipendenza, il piccolo comincerà a creare i propri rituali personali che lo faranno sentire protetto senza dover coinvolgere altre persone.

Può capitare che, malgrado i genitori ce la mettano tutta per comprendere e aiutare il proprio piccolo a dormire serenamente, a vincere o convivere con le proprie paure, questo non accade.

Sarebbe opportuno, allora, chiedere aiuto ad un professionista, uno psicologo infantile è la scelta decisamente più appropriata, e provare insieme ad esaminare e trovare la causa più profonda che impedisce al bimbo di riposare bene.

I disturbi del sonno nel bambino.

Quando parliamo di “disturbi del sonno” facciamo riferimento a condizioni che generalmente si verificano nei bambini dai 2 anni in su. Questi sono i pavor nocturnus (terrori notturni), che compaiono dopo i 2 anni possono manifestarsi fino a circa 6 anni, e i più comuni incubi.

 

I primi si presentano nelle prime ore del sonno e hanno una durata che varia da uno a 15 minuti: il bimbo appare agitato, spaventato, può parlare in modo confuso, piangere, e tutto ciò può essere accompagnato da tachicardia, sudorazione, dilatazione delle pupille, aumento del tono muscolare.

 

Gli incubi invece si associano notoriamente a sogni dal contenuto pauroso o angosciante e si presentano nelle ultime ore della notte, in corrispondenza del sonno REM. La sostanziale differenza tra i due è che, mentre del pavor nocturnus non viene ricordato il contenuto, l’incubo viene più facilmente richiamato alla memoria, forse proprio perché si presenta in una fase del sonno più leggera.